SALUTE DENTALE E COSCIENZA

Edizioni ANDROMEDA ha dato alle stampe il libro ‘Salute dentale e coscienza’, dedicato alla divulgazione delle norme di igiene, comportamento, pensiero che portano ad ottenere un corretto rapporto tra la propria coscienza e la salute dentale. I due elementi sono fortemente connessi tra loro, e non si deve pensare che si possa fare a meno di uno dei due nel considerare l’equilibrio della persona. Di qui il piccolo libro, dedicato al pubblico non tecnico.

La pubblicazione è disponibile nello studio ed in tutte le librerie italiane; ove non fosse disponibile è possibile ordinarlo utilizzando i riferimento ISBN 978-88-683210-1-7 ‘Salute dentale e coscienza’ di Aldo CEHIC, Edizioni ANDROMEDA.

 

Perché mai si scrive un libro del genere?

E perché mai si legge un libro del genere?

 

È straordinario come il nostro organismo comunichi attraverso tutte le sue cellule e tutti i suoi tessuti per mantenere in efficienza gli organi di un organismo fatto prevalentemente di acqua; non c’è una funzione che sia staccata dalle altre: tutte operano per un fine comune che è lo stato di salute generale. Quando si sta male, quindi, chi è che sta male? È il fegato, la milza, il femore, la caviglia o il ginocchio?   È il dente?

È altrettanto straordinario come, attraverso la riflessologia, la fisiognomica, la grafologia, eccetera, ogni branca, seppur diversa dalle altre, parli con un proprio linguaggio frequenziale dello stato di integrità dello stesso corpo. Sono tutte fonti vibrazionali e frequenziali che possono essere intese come delle voci che esprimono il senso corale di un’armonia che governa tutto il nostro organismo. In questo misterioso gioco di intrecci ogni componente, nessuna esclusa, coopera per il bene comune.

Secondo certi ricercatori come D. Bohm, A. Szent- Gyorgyi, J. Benviste, F. A. Popp, E del Giudice, G. Preparata e altri ancora, questo senso di integrità generale è sostenuto a livello elementare non tanto dalle cellule, ma addirittura dagli atomi e dai relativi complessi molecolari e macromolecolari. Quindi da una visione prettamente chimica fatta di mediatori biochimici si è passati ad una visione fisica del fenomeno vitale.

Questo studio ha portato i ricercatori a sondare la Natura della materia e, quindi, anche quella dell’uomo, nei suoi aspetti più minuziosi. Ma, pur scoprendo nuovi elementi del mosaico atomico attraverso gli acceleratori di particelle, non si riesce a capire perché la massa delle particelle derivate dalla collisione non sia più piccola della massa delle particelle che si scontrano, ovvero non si capisce perché gli elementi “figli” non abbiano massa più piccola degli elementi “materni”. Con questo si può stabilire che la materia ha un limite fisico oltre il quale non si può andare.

Si sa da tempo che ci sono forze deboli e forze forti, elettromagnetiche e gravitazionali in campo atomico, ma non si sa nulla della Forza Vitale che anima i corpi. Un primo passo in tal senso è dato dalla interpretazione metafisica della realtà da parte della fisica quantistica, demolendo il dogma cartesiano della dualità tra mente e corpo, ovvero tra spesso e sottile, stabilendo di fatto, il paradosso della duplice natura di questi elementi subatomici, essendo essi allo stesso momento onde e particelle.

La conseguenza di questi studi fu la sorprendente constatazione che l’atomo è fatto fondamentalmente di spazi “vuoti” piuttosto che di elementi corpuscolati, proprio come l’Universo è fatto più di “Materia oscura”, quindi di un virtuale “vuoto”, che di astri.

Si può dire, in conclusione, che tutto quanto esiste, per il fatto di esistere è e non è allo stesso tempo. La sagoma di un iceberg raffigura molto bene la questione perché indica che c’è una realtà visibile e una non visibile ed entrambe fanno parte di una unica unità.

Usando il paragone dell’iceberg, per studiare la parte emergente e, quindi, visibile fisicamente si usano leggi che non vanno bene per quella non emergente. La parte sotto il pelo dell’acqua ha a che fare con un ambiente totalmente diverso da quella visibile che emerge dal pelo dell’acqua, per cui se si vogliono studiare le due nature della materia ci vuole un approccio diverso da quello consueto.

Il pensiero scientifico è passato così da una fisica certa di Newton a quella relativa di Einstein, per giungere ad una visione possibilista della fisica quantistica. L’unica cosa certa è che sotto il velame del mondo della realtà che distingue il mondo manifesto vi è un mondo non manifesto che, per il fatto di non essere materialmente manifesto, non vuol dire che non esiste. In Natura ogni ente vitale ha una propria realtà: per esempio, quella di una insetto è diversa da quella di un falco o di un pipistrello e così via dicendo. Al di la di ogni diversità di interpretazione della realtà, in Natura ci sono sempre due realtà che si contrappongono, ma è proprio la loro dinamica duale che alimenta il fermento vitale.

È difficile dare risposte finite a tale mistero che è di per sé infinito, intanto perché una visione analitica dei fatti è incompetente nella sua impostazione minuziosa a concepire il senso sintetico dell’insieme, né riesce a comprendere il senso del paradosso che la Natura gli pone continuamente di fronte e che, a tutti gli effetti, risulta essere una sfida al suo potere razionale.

La realtà dentale si inserisce a pieno titolo in questo mosaico multifunzionale perché, come gli occhi non servono solo a vedere ma anche ad osservare e guardare, così anche gli orecchi non servono solo ad udire ma anche ad ascoltare e sentire, eccetera. In un sistema altamente organizzato, come è il corpo umano, perché sia altamente efficiente, ogni sua parte ha più funzioni e ciò è valido anche per i denti.

È difficile parlare di fegato, di intestino crasso, di meridiani cinesi, di forze archetipali, di forze psichiche, di postura legate ai denti. Eppure è possibile!

È possibile perché il dente è un organo molto sensibile alle variazioni spaziali ed è anche l’unico elemento rigido del nostro corpo che ha la possibilità di muoversi in tutte le direzioni. Viste le sue caratteristiche di estrema durezza, che lo rendono molto sensibile alle vibrazioni, ed il suo sistema di ancoraggio all’osso alveolare attraverso la raggiera dei legamenti parodontali, il dente ha la possibilità di percepire tutte le forze, anche le più sottili, che si muovono nella matrice ossea che lo racchiude e sostiene: è paradossale, infatti, che si “senta” di avere un pezzettino di carne tra i denti naturali e non tra i denti protesizzati. Si veda a tal proposito il capitolo dedicato alla bio-energia e alla bio-informazione.

Una nuova prospettiva della figura del dentista la si deve a ricercatori di frontiera che hanno osato gettare lo sguardo oltre il seminato accademico. In particolare, straordinari studiosi della natura umana e pionieri di una nuova impostazione odontoiatrica come i professori R. Soulette e A. Besombes, i dottori R. Mathieu e M. Mountau, hanno dato origine ad una nuova visione della dimensione dentale che è sfociata in un nuovo neologismo: Dentosofia.

Questa nuovo approccio terapeutico sta trovando una sempre più vasta eco in campo odontoiatrico. Anche se ci sono dei distinguo in merito, non si può che essere grati a tali ricercatori e ad altri come i dottori G. M. Esposito, G. Stefanelli, L. Bastianello, A. Cignetti, R. Ovidi, F. Pachì, G. Bergamasco, C. Perissinotto, F. Feresini e altri ancora, che hanno portato nuova luce alla professione odontoiatrica. Questa nuova impostazione della figura del dentista che si interessa più dell’origine della disfunzione dentale che del modo per correggerla, nasce da una approccio filosofico che trova origine nella rivalutazione di antiche leggi che, nella loro saggezza, tengono in considerazione aspetti non considerati dalla medicina accademica.

Ci deve essere senz’altro dell’altro nella malattia dentale che va oltre gli aspetti genetici, le abitudini viziate e la onnipresente e colpevole presenza della placca batterica!

Se è vero che è la placca all’origine della carie perché, allora, c’è chi si lava poco e male i denti e non ha alcuna carie, di converso, perché ci sono persone che hanno un buon controllo della placca, ma ne hanno sempre una con i denti? Perché alcuni denti non si cariano ma hanno problemi parodontali, cioè si muovono in bocca? Perché ci sono problemi parodontali e non ci sono problemi di carie? Perché alcuni denti si spostano dalla loro sede ideale e creano disfunzioni ortodontiche?

È singolare il fatto che se non ci si lava bene i denti, questi si cariano. Allora la domanda è: se la placca è diffusa in tutta la bocca, perché non si cariano tutti i denti? Si cariano, invece, solo uno o più denti, per di più in un punto specifico.

La domanda, quindi, diventa più complessa: cosa spinge il dente a cariarsi, ad avere problemi parodontali o ad avere una cattiva disposizione spaziale?

Salute dentale e coscienza è un testo dedicato non solo ai colleghi per stimolare un loro approccio più allargato al tema dentale, ma è dedicato anche al lettore comune, non necessariamente inteso come paziente, che così può scoprire un nuovo linguaggio e comprendere, attraverso la realtà dentale, una parte di se stesso.

Nel testo si studia il simbolo del Caduceo. Esso è l’indiscusso simbolo dell’arte medica e, nel capitolo dedicato, viene studiato nei suoi aspetti fondamentali che lo pongono a rappresentare simbolicamente non solo la fine strutturazione dell’uomo ma, sempre simbolicamente, lo vedono impegnato a descrivere il percorso della guarigione che di fatto, è unito a quello della autoconoscenza.

Nel libro viene descritta la straordinaria varietà di forze sottili che agiscono in seno alla matrice connettivale ed ossea e come la sua componente di base, che è il sistema microtubulare, sia allo stesso tempo una struttura di sostegno e un sistema di comunicazione assolutamente più veloce di quello nervoso, tanto da collocarsi in una dimensione Non Locale, quantisticamente parlendo. Viene valutato con ciò l’aspetto bio-energetico e bio-informazionale dell’uomo e la sua straordinaria capacità di interconnettersi a più livelli.

Il dente, il legamento parodontale e l’osso alveolare costituiscono una struttura trina omogenea detta Odontone. È singolare il fatto che la concezione trina si ripeta anche nella strutturazione del dente stesso, che è composto da Smalto, (Cemento a livello  di radice) Dentina e Polpa. Quindi, come si vede, non è tanto “eretica” l’idea di vedere in senso filosofico l’universo dentale. La stessa Terra gira su se stessa, attorno al Sole e ritorna alla sua origine grazie ad un moto precessionale, il che è sigificativamente simile al percorso evolutivo dell’uomo inteso in senso Ontogenetico, Filogenetico e Palingenetico.

Il pensiero antico aveva la saggezza di impostare il fenomeno vitale secondo una strutturazione Pitagorica che prevedeva l’esistenza di una perfezione definita “Decade” a capo della manifestazione che si esprimeva come 1 in una Entità assoluta, 2 con due Nature, 3 con tre Principi che sostenevano i 4 quattro Elementi. Il dente, infatti, è 1 come Entità assoluta, 2 con la sua corona (è la parte emergente dell’eicberg) e la radice (è la parte sommersa dell’iceberg), 3 sono le sue classiche componenti strutturali, vale a dire Smalto/Cemento, Dentina e Polpa, e 4 sono le categorie di denti: Incisivi, Canini, Premolari e Molari, con i quali incide, lacera, sminuzza e tritura il cibo.

Questa visione allargata dell’universo dentale apre le porte a una nuova impostazione dell’arte odontoiatrica per la quale un buon dentista è senz’altro quello che sa risolvere il problema dentale, ma un bravo dentista sa anche perché quel dente si è cariato, perché in quel settore della bocca c’è un problema parodontale, perché i denti hanno una certa anomala disposizione spaziale e quant’altro.

Conoscendo il linguaggio dentale, è veramente straordinario come l’esplorazione orale porti al vissuto del paziente. In una visita odontoiatrica che si possa ritenere completa, non dovrebbero mancare accenni alla dieta (Feresini) e alla postura (Perissinotto, Barbaresco ed altri) e una sintesi archetipale (Bastianello) del paziente che viene così aiutato nel suo percorso di autoconoscenza. Ma questo discorso non lo può fare il dentista che è schiavo del tempo e della prestazione a tutti i costi ed è ovvio che lo si può fare solo con chi ha maturato un proprio percorso di elevazione personale e attraverso il problema dentale è disposto a comprendere qualcosa in più di se stesso.

È sorprendente, in tal senso, come la riabilitazione ortodontica fatta con degli appositi apparecchi orali morbidi, denominati Omeoattivatori, modifichi l’impostazione grafologica del paziente verso una forma ortografica più regolare (si veda a tal proposito il capitolo dedicato agli aspetti grafologici legati alla riabilitazione funzionale dei denti). Il che la dice lunga sul come la dimensione legata al “semplice” dente influenzi non solo quella posturale (si vedano i parametri della pedana podostabilometrica), ma impegni dimensioni ben più sottili, legate non solo all’inconscio ma anche al subconscio!

Vi è un capitolo in cui viene presentata una nuova gamma di stimolatori orali morbidi che si diversificano dagli altri esistenti sul mercato per la loro impostazione morfogenetica, per dirla alla Moss. Ovvero essi sono degli stimolatori di forma che si ricollegano alle classiche figure costituzionali in campo Omeopatico che sono i biotipi Carbonico, Sulforico e Fosforico. Queste tre tipologie bio-costituzionali prevedono una figura umana, rispettivamente, bassa, normolinea e alta.

Le caratteristiche non solo morfologiche del soggetto Carbonico sono diverse da quelle del soggetto Sulforico e queste, a loro volta, sono ben diverse da quello Fosforico.

Nel capitolo dedicato vengono descritte le varie differenze strutturali e psico-funzionali dei vari soggetti ed è illuminante come i volti di alcuni attori noti cambi espressione se vengono inserite nei loro volti con un fotomontaggio delle bocche di altri attori aventi un biotipo costituzionale differente. Ma quello che è ancora più incredibile è come a volti aventi lo stesso biotipo costituzionale non cambi la loro espressione se con un fotomontaggio gli viene applicata una bocca dello stesso biotipo! Segno che la bocca è ben di più di una cavità e può essere definita a buon ragione come “Il tempio dell’uomo”, per dirla alla Schwaller de Lubicz.

Vi è un capitolo dedicato alla relazione tra l’evoluzione dentale e l’evoluzione pedagogica secondo la visione di R. Steiner del gattonare, parlare e pensare del bambino. Questa indicazione pedagogica getta le basi per la comprensione dell’evoluzione più fine del bambino che lo porta a sperimentare il senso della vita a partire dalle proprie esigenze esistenziali, per poi passare a quelle più ampie di tipo sociale e, in età più adulta ancora, a livello universale. In altre parole, il passaggio alla comprensione di livelli superiori di se stesso lo porta a comprendere quanto è biologicamente e metabolicamente racchiuso nelle sue esigenze fisiche (Ontogenesi), a quanto lo lega agli altri (Filogenesi), e quanto tutto questo faccia parte di un unico disegno (Palingenesi) ben superiore alla somma di tutti i suoi neuroni e di tutte le sue passioni ed i suoi istinti.

In questo senso, l’uomo, comprendendo il proprio universo dentale, non può che riscoprire se stesso.